Seminario sull’Apicoltura Naturale

Domenica 26 Settembre si è svolta un’ interessante giornata di approfondimento dal titolo “Chi salva le Api si lecca le dita”, dedicato all’ Apicoltura naturale ed all’utilizzo della famosa arnia KENYA TOP BAR.

Relatori del seminario due ospiti di eccezione: Marco Valentini (Apicoltore, BIOAPI) e Paolo Fontana (Apicoltore e ricercatore, World Biodiversity Association, autore del libro “Il piacere delle Api”).

La giornata ha avuto una sessione teorica, presso la sede del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga (Farindola, PE), ed un momento pratico, nel suggestivo apiario dell’ Associazione Culturale Montanari Bertoniani (Montebello, PE).

Ecco i temi affrontati durante la parte teorica:

  • Il Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga e la tutela dell’Apis Mellifera Ligustica
  • L’arnia Top Bar per un’apicoltura naturale e famigliare
  • Gestione di un’arnia Top Bar: costruzione; popolamento; controllo Varroa; smielatura e invernamento
  • La carta di San Michele all’Adige, un modello per la tutela della biodiversità dell’Apis Mellifera

L’origine di questa tipologia di arnie Top Bar risale al 1964, quando fu ideata un’arnia che fosse abbastanza semplice da costruire e facile da utilizzare, per venire incontro alle necessità dell’apicoltura africana. L’archetipo ha origine in Grecia, dove già nel ‘600 esistevano degli alveari dai quali era possibile estrarre i favi, malgrado essi fossero integralmente realizzati dalle api dell’alveare; erano semplicemente dei cesti chiusi superiormente da apposite barrette di legno (top bar) sotto le quali le api costruivano i favi di cera. Dall’evoluzione di quest’ arnia nacque, qualche secolo dopo, la Kenya Top Bar Hive (KTBH) che oggi è una delle arnie più impiegate ed apprezzate in Africa, nonché una delle più adatte ad un’apicoltura naturale e famigliare.

I punti di forza dell’arnia Top Bar, estremamente interessanti per chi vuole fare apicoltura in modo semplice e senza velleità di volervi ricavare il proprio reddito principale – dicono i promotori dell’iniziativa – sono l’estrema facilità costruttiva e l’economicità. Può essere, infatti, facilmente realizzata in totale autonomia, con la possibilità di produrre miele rinunciando a molte delle attrezzature necessarie quando si usano arnie tradizionali. La raccolta del miele può avvenire attraverso la spremitura a mano dei favi e si avrà a disposizione anche molta cera. Con l’utilizzo di un’arnia Top Bar si avrà anche la sensazione di allevare le api seguendo la loro naturale inclinazione

La giornata, alla quale hanno partecipato più di 50 interessati, è stata la giusta occasione per conoscere e confrontarsi con i numerosi apicoltori presenti, e ovviamente per ricevere informazioni sull’apicoltura naturale.

Alcune considerazioni personali: aprendo le Top Bar Hive abbiamo avuto l’impressione che le api fossero docili e davvero a loro agio in questa struttura.

Durante la visita le famiglie si sono mostrate tranquille nonostante le tante persone posizionate nei pressi dell’apiario.

Il controllo delle malattie e dei parassiti tipici degli apiari tradizionali può essere adottata anche in questo tipo di conduzione dell’apiario.

In Italia tuttavia sono ben poche le aziende che si sono convertite totalmente alle arnie Top Bar. Lo stesso Marco Valentini ha dichiarato di possedere circa 20 Top Bar, a fronte delle oltre 400 famiglie ospitate in arnie DB. Valentini reputa molto importante il ruolo delle Top Bar per la produzione di fuchi, e soprattutto per l’ottima cera, 100 % naturale.

Appare complessa la gestione delle sciamature, che spesso sono incontrollate ed incontrollabili, con ovvie ripercussioni sui trend produttivi di miele.

In sintesi, sicuramente da approfondire il discorso, certi del fatto che lo studio e la ricerca dovrebbero essere parte importante della “carriera di ogni apicoltore moderno”.

Per maggiori informazioni:

Federico Porro